Ed è per questo motivo che ha messo sul piatto un pacchetto ludico ristretto ma solidissimo. PopCap, che è lo stesso studio dello splendido Peggle, lo sa e sa quanto il paragone dovuto (affatto forzato) con Battlefield pesi come un macigno. Il tono leggero, però, non equivale certo a non far bene il proprio lavoro. Sta lì a ricordarci tutti che, sì, alla fine è tutto un gioco e che spenta Xbox One si torna alla vita normale, quella che non so a quanti fotogrammi al secondo va ed è piena di tanti, troppi problemi.
Questo alla lunga si sente, è inutile negarlo, ma è proprio quando la frenesia della competizione si abbassa e lascia spazio al “ma a che cazzo sto giocando?” che subentra lo stile ironico e colorato tipico del franchise. Il ritmo è più lento di un Gears of War o del già citato FPS di Valve, nonostante il frame-rate ancorato ai sessanta, prevalentemente perché, per diamine, il giocatore è chiamato a vestire i panni di uno zombie (e, se gli va bene, di una pianta). Si tratta, in sostanza, di un’Orda 2.0 in piena regola, vale a dire un tower defense mascherato da shooter in terza persona. Operazione Giardino è quella che salta immediatamente all’occhio, un Team Fortress col tocco macchiettistico ed esilarante di PopCap. Dopo averci giocato per qualche ora, è impossibile non fare un parallelo con Battlefield 4, il perno della scuola sparatutto di Electronic Arts, sia per le modalità con cui declina il multiplayer, sia per un comparto grafico mosso dal Frostbite 3. Dietro una gimmick favolosamente originale, Plants vs Zombies: Garden Warfare nasconde, e neppure troppo in fondo, un cuore di sorprendente classicità.
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